A Carignano nasce il Faro ‘Alfredo Cornaglia’, un Hospice per sentirsi a casa

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TORINO – “Mi piace il plaid sul lettino, fa molto casa”. Lo dice una signora osservando una delle 14 stanze singole nel corso del giro inaugurale all’Hospice Faro ‘Alfredo Cornaglia’ di Carignano, mezz’ora d’auto a sud di Torino. All’interno della struttura, oltre alle stanze dei pazienti, si trova tutto il necessario per vivere una vita tranquilla, con una cucina ‘casalinga’ per i familiari dei degenti o spazi comuni dove fermarsi a parlare.

La speranza è che i 14 pazienti ospitati possano sentirsi in luogo che ricordi più una casa che un Hospice ma che allo stesso tempo questo possa essere un ‘rifugio’ dove ricevere l’assistenza necessaria a vivere con la massima serenità possibilità le malattie in fase avanzata e degenerativa che li affliggono. Stanze semplici, con un bagno privato, dotate di una poltrona letto per un familiare, che se non fosse per le tracce ridotte all’osso dei dispositivi medico-sanitari sembrerebbero stanze di hotel. Un lifting costato 4,25 milioni euro capace di trasformare un ospedale chiuso dal 1984, il San Remigio di Carignano, in un luogo dove ospitare i pazienti che intendono affrontare il fine vita senza inutili apprensioni. Le risorse sono arrivate dalla Compagnia di San Paolo che le ha erogate alla Fondazione Faro, una onlus che come mission tutela il diritto alle cure palliative.

Il finanziamento non proviene però dal patrimonio della Compagnia, ma dal ‘Fondo Opera di Alfredo Cornaglia’, gestito dalla San Paolo secondo le volontà del medico e filantropo che ha dato il nome al fondo stesso. Un tesoretto da 24 milioni e mezzo nel 2016, anno in cui la Compagnia ha ricevuto il lascito, che oggi è cresciuto di 500.000 euro toccando quota 25 milioni. “Un patrimonio gestito in modo professionale e che si conserva per il futuro”, spiega il segretario generale della Compagnia di San Paolo Alberto Anfossi: “A oggi – prosegue – abbiamo costituito altri quattro fondi di persone, di cui molte viventi, e pensiamo che la Compagnia di San Paolo possa essere un’infrastruttura aperta per chi vuole fare filantropia senza farsi la propria fondazione”.

Insomma, la Compagnia di San Paolo vuole diventare sempre più agente attivo del territorio per evitare di essere ritenuta una semplice ‘cassaforte’ che eroga a fondo perduto. Per esempio, altri progetti della Fondazione prevedono di fornire agli enti del terzo settore le competenze per essere pronti a partecipare ai bandi europei. “Non siamo un ente burocratico, ma abbiamo competenze, la capacità di entrare dentro i progetti e dare un valore aggiunto”.

Il presidente della Fondazione Faro Giuseppe Cravetto si è detto felice di “aver realizzato così una delle volontà del nostro consigliere Alfredo Cornaglia, che desiderava che il suo lascito fosse utilizzato per sostenere l’apertura di nuovi Hospice sul territorio”. Il fondo lasciato dal medico benefattore era infatti vincolato a questo tipo di interventi, e la sua volontà è stata esaudita.

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